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Univers Zero Heresie (1979) Full Album


Playing Next: EASTER ISLAND 1979 [full album]


DISCLAIMER: I do not own the rights of the music - will be removed upon request.

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0:00 1 La Faulx

25:03 2 Jack The Ripper

38:24 3 Vous Le Saurez En Temps Voulu

Bonus Track :

52:15 4 Chaos Hermétique



COUNTRY: Belgium

GENRE: Rio/Avant Prog



Bass, Voice – Guy Segers (tracks: 1 to 3)

Drums, Percussion – Daniel Denis (tracks: 1 to 3)

Guitar, Piano, Organ, Harmonium – Roger Trigaux (tracks: 1 to 3)

Oboe, Bassoon – Michel Berckmans (tracks: 1 to 3)

Violin, Viola – Patrick Hanappier (tracks: 1 to 3)



Gli Univers Zero sono uno dei gruppi più originali, influenti, difficili degli ultimi quarant’anni. La loro musica incarna quell’evento talora premonitore, talora parallelo, talora antitetico che è stata e tutt’ora è l’avant-gard per la musica progressiva e non solo. Da Bartok ai King Krimson, da Stravinsky ai Magma, il sestetto Belga fa propria la lezione metamusicale di cento anni di musica, soffocandola, oscurandola, triturandola in una agghiacciante distopia sonora che lentamente, album dopo album, come pianeta minaccioso, eclissa il rapporto tradizionale, apollineo, tonale tra musica e contemporaneità.1979. Sono passati quasi due anni dal debutto di Trigaux e soci, che con il loro omonimo lavoro (conosciuto anche come 1313) hanno messo in crisi le classiche partizioni di genere (e di subgenere). Due anni durante i quali il sestetto ha girato i festival del centro Europa destando ovunque una sorta di sinistra attrazione, nonostante la loro musica, i loro spettacoli, persino la loro figura rimangano perlopiù inqualificabili (“amavamo arrivare nel nostro caravan – nero, ovviamente, vestiti neri, occhiali da sole, pioggia o sole che vi fosse. Ci chiedevano che musica facessimo, e noi rispondevamo ‘marce funebri’, poi rientravamo nel bus e ridevamo fino alle lacrime! – Trigaux)” Al basso da qualche tempo c’è Guy Seeger al posto di Christian Genet. Gli serve un po’ per assimilare il repertorio, così inizialmente il gruppo si dota di un secondo bassista Thierry Zaboizeff. L’esibizione al New London Theater del 12 Marzo del ’78, che ha riunito, sotto l’ala propulsiva degli Henry Cow, sei gruppi da tutta Europa, dando vita al RIO (Rock in Opposition), li ha fatti apprezzare oltremanica probabilmente più di tutti quella sera. Non subito però; la stessa critica ’alta’ ha bisogno di qualche settimana per digerirne i tratti. E’ il momento di mettersi in gioco per il secondo, fatidico album.

\"Heresie\" esce nel maggio del 1979, ed è un altro colpo tremendo alla storia della musica contemporanea.

Chi pensava ad una diminuzione di qualità o di tensione rimane deluso: l'album è un capolavoro assoluto, destinato a rimanere uno dei punti più alti dell'avanguardia di sempre.

Nella miriade di non luoghi che lo popolano, sono pecepibili, perlomeno, tre non-suites.

L’iniziale “La Falux” disegna, in breve, uno tra i peggiori tormenti sonori degli ultimi cinquant’anni, soprattutto nei primi sette minuti e mezzo, caratterizzati da un crescendo spasmodico e apparentemente infinito, un approssimarsi sempre più angoscioso all’ascoltatore che prova, senza riuscirci, a muoversi, ad avvinghiarsi agli schemi sonori classici, a sperare almeno in una deflagrazione, per quanto catastrofica, che invece non arriva mai; è più classico degli incubi, scandito dalla voce di Guy Seeger, che sovrappone rantoli infraterreni a sinistre comunicazioni radio (gli Arkonnen del lynchiano Dune). Il crescendo non approda, rectius approda a nulla, e ci si ritrova schiacciati in nell’arena di un anfiteatro post-moderno, spettatori e condannati ad un tempo, con una mini-orchestra di musicisti senza volto che accorda i suoi strumenti, mentre un oscuro anti-Gershwin, di spalle, si prepara a dirigerla, per un concerto che non inizierà mai.

Non può andare peggio di così. Ma non può andare neanche meglio, perché, raggiunto il centro atonale dei suoni, è solo una questione di ritmo, non di intensità. Quattro note di harmonium danno l’avvio a “Jack The Ripper”, e ad ulteriori 15 minuti di labirinto senza uscita. Attorno al minuto 29 l’oscurità abbozza addirittura una forma, solenne nel dialogo tra oboe e piatti; ma è un attimo, prima che un nuovo gorgo trascini giù, nel nucleo centrale da cui non si era mai partiti, inseguiti da un tritacarne a due morse, quella di Hanappier e quella di Denis, il cui lavoro ai piatti ricorda in questi passaggi il Bruford più oscuro e soffocante di sempre (ovviamente quello di Red).





(FULL REVIEW :https://www.facebook.com/groups/329635337190133/ )

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