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Dalton - Riflessioni - Idea d'infinito (1973) FULL ALBUM


Playing Next: KaPUto BaND - Sakalansa Reggaeya (සකලංස රෙගේයා) Full Album 2020
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DISCLAIMER: I do not own the rights of the music - will be removed upon request.

buy the real thing, be it digital or physical, in full quality:

www.btf.it



Country: Italy

Genre: Rock Progressivo Italiano



1. Idea D'Infinito (0:00)

2. Stagione Che Muore (4:49)

3. Cara Emily (9:17)

4. Riflessioni (13:58)

5. Un Bambino, Un Uomo, Un Vecchio (17:49)

6. Dimensione Lavoro (21:25)

bonus track

7. Idea d'infinito Live (29:00)



- Temistocle Reduzzi / piano, organ, mellotron, moog, synth and vocals

- Aronne Cereda / acoustic and electric guitars, vocals

- Rino Lamonta / bass guitar and vocals

- Walter \"Tati\" Locatelli / drums and vocals

- Alex Chiesa / flute and vocals



È un’eredità agrodolce quella lasciata dal ’73, annus mirabilis del progressive italiano. Se è vero che nessun anno fu altrettanto prodigo con la musica progressiva (e forse non solo quella), è anche vero che, tradito dagli anni successivi, vide molti dei suoi figli tramontare malinconicamente in un tempo troppo breve.

Tra gli splendidi lavori a rischio del ’73, “Riflessioni – Idea d’Infinito” merita un posto particolare, per la testarda, cinquantennale voglia di sopravvivere al disinteresse del grande pubblico che lo avvolse agli esordi (nonostante la targa d’oro vinta al festival di Zurigo di quell’anno), oltre alla meravigliosa opera della Btf, che anche in questo caso a partire dal 2006 dona nuova luce al lavoro con una delle sue splendide edizioni in mini LP CD.

Il nome “Dalton” è in realtà oggetto di una certa confusione, per via dell’omonimia col gruppo bresciano nato nel ’66, tra i cui musicisti troviamo un Mauro Pagani in procinto di lasciare per entrare (nel ’70) ne “I Quelli”. Il gruppo aveva acquistato una certa notorietà ed è così che il manager e produttore discografico Gino Gallina decide di utilizzarne il nome creando i nuovi Dalton, con una line-up totalmente inedita di area bergamasca, nel ’73.

In poco l’affiatatissimo quintetto lombardo struttura un album denso e veloce, nonostante il timing sia da record (28.11, poco anche per gli standard dell’epoca, siamo al limite dell’EP), le cui sonorità spaziano dall’hard prog inglese (è il caso di “Idea d’infinito”, trascinante pezzo d’esordio assestato sui solidi riff di Aronne Cereda) al tardo-beat (“Emily” clavicembalo celestiale, drumming discreto e cantato a là Battisti, nonostante una “rimpolpata” finale di synth). A caratterizzare il gruppo è però il flauto di Alex Chiesa, che lo arricchisce sì di trame jethrotulliane, ma mai in maniera eccessiva. In alcuni casi forse la spontaneità tradisce, almeno in parte, l’originalità: è il caso dei quasi quattro minuti di “Riflessioni”, troppo simile ad una (pur gustosa) jam hard-blues in studio diretta dal solo di Cereda, di marca sostanzialmente hendrixiana, a ricordare, su tutti, Bambi Fossati dei Garybaldi. In questo senso la conclusiva “Dimensione Lavoro”, pur legata ad un solido pattern ripetuto, si giova delle liriche di Walter Locatelli, che unisce un timbro ed una voce più che convincenti a tematiche capaci di variare da scenari più propriamente poetici, ad altri socialmente urgenti (presenti anche in \"Un Bambino, Un Uomo, Un Vecchio\"). E’ forse anche per questo che l’incontro delle varie anime del gruppo che celebra il suo zenith espressivo in “Una Stagione che muore”, in cui gli elementi si bilanciano, per essere incoronati, quasi sul finale, da un bellissimo, per quanto breve assolo di synth. La riedizione della Btf offre (lo aveva già fatto la giapponese Belle Antique) come “ghost track” una bella versione live di “Idea d’infinito” (ci sono ignoti data e luogo di registrazione) che mostra il gruppo capace di replicare senza problemi la registrazione in studio.

La storia dei Dalton è quella, già sentita altre volte, di un altro album (Argitari) che prova a smussare le sonorità progressive, il poco interesse del grande pubblico, il declino. Ma è anche la storia che ci consegna questa perla, ormai solidamente incastonata nel firmamento degli album da non dimenticare, posto che a nostro parere merita senza ombra di dubbio.

(FULL REVIEW : https://www.facebook.com/groups/32963... )

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