\"IN THE BEGINNING THERE WAS THE MACHINE - THE SURVIVAL AND THE ORGANIZATION OF THE PLANET DEPENDED UPON THE MACHINE - THE FUTURE AND THE PAST DEPENDED UPON THE MACHINE - ...THE PAST? BUT WHO WANTED THE MACHINE?\"
Nel 1978 il compositore Claudio Gizzi, autore di una serie di colonne sonore (tra cui \"Che?\" di Polansky), si unisce al tastierista Romano Musumarra. I due formano il duo elettronico Automat, che sforna in quell'anno il suo unico, omonimo album, italianissima risposta all'elettronica al suono dei primi Kraftwerk. Si tratta non solo un lavoro basato esclusivamente sui synth, ma di una vera e propria esposizione guidata alle potenzialità dell'MCS70, ideato e costruito da Mario Maggi, incredibile macchina sonora capace di donare vita analogica agli algidi beat dell'elettronica moderna. \"Automat\" è sicuramente il miglior modo al mondo per apprezzare le sonorità di questo poderoso synth monofonico,mai arrivato alla produzione di massa e rimasto un prototipo nelle mani del suo ideatore e di pochissimi altri.
La suite d'apertura sforna un uptempo incalzante nelle prime due parti (impossibile non pensare alle sigle d'infanzia di molti di noi, da \"Baldios\" a \"Cyborg 009\", e tante altre ancora) per poi intorbidirsi nella terza (\"Genus\") fino al fading nelle meravigliose, sinistre sciabolate elettroniche finali. Segue \"Droid\", dall'incedere gobliniano, con intermezzo e finale popolati da una miriade di effetti; l'atmosferica, bellissima \"Ultraviolet\", capace sul finale di richiamare alla mente gli scenari visivi di blade Runner; \"Mecadence\", con una prima parte \"elettroetnica\" e i suoi loop di VCF nella seconda (chi scrive ha pensato stranamente a qualcosa degli Air), con tanto di campane elettroniche a festa in chiusura.
Un progetto e una macchina che fanno onore al nostro paese, e che meriterebbero ben altra risonanza.
NB. Le parole in apertura sono prese dalla quarta dell'LP.